Domenica delle Palme (Anno A)

Si aprono, con la lettura della Passione del Signore, i giorni supremi, quelli da cui deriva e a cui conduce tutta la nostra fede. E quelli che fanno ancora innamorare.

Volete sapere qualcosa di voi e di me? – dice il Signore – Vi do un appuntamento: un uomo in croce. La croce è l’immagine più pura e più alta che Dio ha dato di se stesso. E tuttavia domanda perennemente aperta.

«A stento il nulla» di David Maria Turoldo:
No, credere a Pasqua non è
Giusta fede:
troppo bello sei a Pasqua!
Fede vera
È al venerdì santo
Quando tu non c’eri lassù
Quando non una eco risponde
Al suo alto grido
E a stento il Nulla
Dà forma

Alla tua assenza.

E prima ancora l’appuntamento di Gesù è stato un altro: uno che è posto in basso. Che cinge un asciugamano e si china a lavare i piedi ai suoi. Chi è Dio? Il mio lavapiedi. In ginocchio davanti a me. Le sue mani sui miei piedi. Davvero, come Pietro, vorrei dire: lascia, smetti, non fare così, è troppo. E Lui: sono come lo schiavo che ti aspetta, e al tuo ritorno ti lava i piedi. Ha ragione Paolo: il cristianesimo è scandalo e follia. Dio è così: è bacio a chi lo tradisce, non spezza nessuno, spezza se stesso. Non versa il sangue di nessuno, versa il proprio sangue. Non chiede più sacrifici, sacrifica se stesso.

Ne esce capovolta ogni immagine, ogni paura di Dio. Ed è ciò che ci permette di tornare ad amarlo da innamorati e non da sottomessi.

La suprema bellezza della storia è quella accaduta fuori Gerusalemme, sulla collina, dove il Figlio di Dio si lascia inchiodare, povero e nudo, a un legno per morirvi d’amore.

Pietra angolare della fede cristiana è la cosa più bella del mondo: bello è chi ama, bellissimo chi ama fino alla fine. L’ha colto per primo non un discepolo ma un estraneo, il centurione pagano: davvero costui era figlio di Dio. Non da un sepolcro che si apre, non da uno sfolgorare di luce, ma nella nudità di quel venerdì, vedendo quell’uomo sulla croce, sul patibolo, sul trono dell’infamia, un verme nel vento, un soldato esperto di morte dice: davvero costui era figlio di Dio. Ha visto qualcuno morire d’amore, ha capito che è cosa da Dio.

C’erano là molte donne che stavano ad osservare da lontano. In quello sguardo, lucente d’amore e di lacrime, in quell’aggrapparsi con gli occhi alla croce, è nata la Chiesa. E rinasce ogni giorno in chi ha verso Cristo, ancora crocifisso nei suoi fratelli, lo stesso sguardo di amore e di dolore. Che circola nelle vene del mondo come una possente energia di pasqua.

«Dalla fine» di Jan Twardowski:
Inizia dalla Risurrezione
Dal sepolcro vuoto
Da Nostra Signora della Gioia
Allora perfino la croce allieterà…
Non fate di me una piagnucolona
Dice Nostra Signora
Una volta era così
Ora è diverso
Inizia dal sepolcro vuoto
Dal sole
Il vangelo si legge come le lettere ebraiche
Dalla fine.

Padre Ermes Ronchi