Il Presidente nazionale delle Acli, Emiliano Manfredonia, al termine dell’Incontro internazionale di Studi, organizzato in collaborazione con la rete EZA a Tirana, si è recato, con l’Europarlamentare Marco Tarquinio e con il Presidente Ipsia Acli Marco Calvetto, a visitare il centro per migranti di Gjader, un piccolissimo centro abitato nell’entroterra albanese “Una struttura enorme e isolata da tutto, difficile anche da raggiungere, una vera cattedrale nel deserto, costata milioni di euro e tanta inutile retorica.- ha detto il Presidente Manfredonia – Colpisce vedere una struttura del genere, con tutti gli strumenti necessari a identificare e accogliere i migranti, in un luogo così difficilmente raggiungibile, in una desolazione che diventa simbolo più del respingimento che dell’accoglienza”.
Il centro di Gjaader comprende un centro per il trattenimento di richiedenti asilo con una capacità di 880 posti, un Centro di Permanenza per i Rimpatri (CPR) con 144 posti e un penitenziario con 20 posti per chi compie reati all’interno del campo.
La struttura che dovrebbe ospitare i migranti, realizzata su un’ex base dell’Aeronautica militare albanese abbandonata da parecchi anni, è costata alle casse dello Stato sessanta milioni di euro per la costruzione (a cui si aggiungono i trecentomila euro al giorno per l’esercizio della nave incaricata di trasportare i migranti soccorsi in acque internazionali fino al porto di Shengjin). E la spesa per il prossimo quinquennio è stimata attorno al miliardo di euro.
“Al di là della questione dei costi – ha aggiunto Manfredonia – finora l’iniziativa dell’esecutivo è stato un buco nell’acqua anche dal punto di vista dei risultati ottenuti visto che il centro, in quasi 7 mesi, non ha ospitato nessuno per più di due giorni, e in numero molto ristretto, nonostante l’impegno dell’Italia per costruirlo e la garanzia di un presidio fisso di forze dell’ordine. In tutto ci sono 600 lavoratori, tra cui 60 tra medici e paramedici e poi altri 150 tra agenti penitenziari polizia carabinieri e finanza, che vanno davvero ringraziati per il loro servizio. Certo i soldi pubblici possono essere spesi meglio piuttosto che in sterili spot anti migranti. Disumanizzare il migrante significa precludere il progetto di accoglienza e spezzare i loro programmi migratori questo impedisce non solo di riconoscerli come persone portatrici di diritti, ma anche come portatrici di valore alla nostra società.”
Fonte: www.acli.it