Lavoratori discontinui a rischio : fino a 70 anni senza pensione e senza lavoro

Una sentenza delle sezioni unite civili della Cassazione  mette in discussione un altro articolo della riforma Fornero.

La legge di riforma aveva previsto una flessibilità nell’accesso a pensione fino a 70 anni. In altre parole il lavoratore poteva scegliere di posticipare il momento del pensionamento a partire dai nuovi limiti di età fissati per la pensione di vecchiaia fino al compimento dei 70 anni (e anche oltre, secondo l’incremento della speranza di vita). In tal modo potrebbe ottenere un importo di pensione più elevato determinato dal migliore coefficiente di trasformazione che verrà istituito fino a 70 anni.

La sentenza che mette in discussione tale facoltà è la 17589/2015, pubblicata il 4 settembre dalla Cassazione, dalle sezioni unite civili.

Secondo i giudici i lavoratori dipendenti iscritti alla previdenza pubblica obbligatoria (Ago) e alla gestione separata non hanno alcun diritto potestativo a posticipare il collocamento a riposo a 70 anni: il richiamo del legislatore ai «limiti ordinamentali» vuol dire che «l’incentivazione» al prolungamento del rapporto non deve entrare in contrasto con le disposizioni che regolano gli specifici comparti e/o le esigenze organizzative del datore di lavoro. Pertanto per il lavoratore non c’è alcun automatismo in quanto la norma del Salva Italia prefigura solo la formulazione di condizioni previdenziali che costituiscano un incentivo alla prosecuzione del rapporto di lavoro per un lasso di tempo che può estendersi fino a settant’anni. E in ogni caso soltanto se le parti stabiliscono in modo consensuale la prosecuzione del rapporto sulla base di una reciproca convenienza.

La norma, precisano i giudici, offre solo la “possibilità che, grazie all’operare di coefficienti di trasformazione calcolati fino a 70 anni, si creino le condizioni per consentire ai lavoratori interessati la prosecuzione del rapporto di lavoro oltre i limiti previsti dalla disciplina del settore”, ma sempreché vi sia una concorde valutazione delle parti (datore di lavoro e dipendente) “sulla base di una reciproca valutazione di interessi”.

Ma i problemi non si fermano qui!

E’ bene ricordare che la Riforma Fornero costringe i lavoratori, che hanno iniziato la propria attività lavorativa dopo il 1996 , a rimanere sul posto di lavoro sino al 70° anno d’età nel caso in cui all’età pensionabile non raggiungano un importo “soglia”  pari a 1,5 l’assegno sociale.

Ora, se non viene modificata la legge Fornero c’è il rischio che questa categoria di lavoratori neo assunti dal 1996, qualora al compimento dell’età pensionabile abbiano un importo di pensione inferiore a 1,5 l’Assegno sociale oltre a dover attendere 70 anni per avere la pensione non possano neanche rimanere al lavoro qualora il datore di lavoro non sia d’accordo.