Le Acli aderiscono alla giornata di Preghiera per i cristiani perseguitati “Noi non possiamo tacere”

Le attuali persecuzioni dei cristiani frutto delle guerre sbagliate in Medio Oriente. Per i laici cristiani il dovere di contribuire a costruire delle soluzioni politiche

Le Acli aderiscono alla giornata di preghiera indetta dalla Presidenza della Conferenza episcopale italiana il 15 agosto prossimo, solennità dell’Assunzione, per i cristiani perseguitati e sostengono l’invito contenuto nel messaggio della Presidenza Cei “Noi non possiamo tacere”, a infrangere il muro dell’indifferenza sui gravissimi avvenimenti in corso in Medio Oriente ed in Africa.

«Come Associazione di laici cristiani – afferma Gianni Bottalico, presidente nazionale delle Acli – le Acli si sentono coinvolte a confrontarsi con la comprensione dei complessi processi in corso. Per questo condividiamo i toni molto duri dell’appello che il messaggio della Presidenza Cei rivolge all’Europa; “distratta ed indifferente, cieca e muta davanti alle persecuzioni di cui oggi sono vittime centinaia di migliaia di cristiani”.

“L’Occidente non può continuare a volgere lo sguardo altrove”, chiede opportunamente il messaggio della presidenza Cei. Nello stesso tempo crediamo vada ricordato che se oggi assistiamo ad un autentico Calvario che accomuna i battezzati in Paesi come l’Iraq, ma senza dimenticare la Libia, la Nigeria e le zone della Siria non controllate dal governo di Damasco, questo succede perché l’Occidente si è occupato male di questi Paesi, finendo per favorire nei fatti la disgregazione della statualità e la strategia del caos.

Dobbiamo anche fare autocritica – prosegue Bottalico – per come i cristiani impegnati in politica abbiano sottovalutato tali, prevedibilissimi esiti, e se lo scorso anno la posizione dell’Italia è risultata determinante nello scongiurare l’attacco alla Siria, ci si deve chiedere se si è fatto abbastanza in questi anni per impedire che la rimozione dei tiranni, a Tripoli come a Baghdad avvenisse con le bombe e l’uccisione di molti civili anziché con mezzi di persuasione politica.

L’attuale persecuzione dei cristiani nelle suddette aree di crisi appare come un tassello di una strategia più ampia che segna il graduale passaggio dalle guerre combattute dagli eserciti degli stati alle guerre non convenzionali condotte da milizie armate irregolari, capaci dei crimini più atroci, finanziate da centri di potere esterni, di cui è un terribile esempio in Iraq la forza, acquisita quasi all’improvviso dall’Isis che ha proclamato un improbabile Califfato, potenzialmente in grado di aumentare la tensione in tutta l’Asia e l’Africa, nei Paesi con una significativa componente musulmana, di scatenare nuove persecuzioni sui cristiani, e di ridare fiato ai fautori dello scontro di civiltà.

Impedire la realizzazione di un simile progetto – conclude Bottalico – è la sfida politica che fa oggi da presupposto all’attenuazione ed alla cessazione delle persecuzioni del cristiani del mondo. Vale anche per l’Occidente l’auspicio formulato da papa Francesco all’Angelus del 27 luglio scorso, che “non si ripetano gli sbagli del passato, ma si tengano presenti le lezioni della storia, facendo sempre prevalere le ragioni della pace mediante un dialogo paziente e coraggioso”».