Uguaglianza e diritti, le sfide dell’Europa

I diritti e le tutele viaggiano alla stessa velocità delle merci? L’iniziativa del governo italiano, che nella scorsa settimana ha portato alla firma del Memorandum con la Repubblica popolare cinese per l’attuazione della Belt and Road Initiative, la cosiddetta Nuova via della seta, non sembra andare in questa direzione. Non c’è stato in Parlamento un dialogo preventivo, una condivisione di documenti e di visioni, è mancata soprattutto la chiarezza. In questa opacità, sembra emergere più la natura propagandistica dell’operazione che la sua consapevole attuazione in un’ottica di protezione degli interessi nazionali ed europei. Stupisce che in uno di quei settori in cui  l’Unione Europea dovrebbe esercitare tutto il suo potere,  cioè quello della politica commerciale, manchi una visione comune sul rapporto da coltivare con il gigante cinese.

Come ricorda anche il Garante privacy italiano in queste ore, la Cina oggi non sta rispettando alcune delle regole che l’Unione europea ha posto a tutela dei cittadini italiani e dunque il modo in cui vanno a delinearsi i rapporti commerciali e politici con Pechino non può lasciare indifferenti.  Ed è fin troppo chiaro che l’Italia da sola al tavolo delle trattative con la Cina rischia di rimanere schiacciata. È apprezzabile come il Governo si sia affrettato a precisare di “aver richiesto modifiche al Memorandum” per avvicinarlo ai valori europei ma forse proprio l’assenza di determinate garanzie è il motivo per cui ancora altri Paesi non l’hanno firmato.

È un peccato, comunque, che non si parli della Nuova Via della Seta in un dibattito pubblico franco, prolungato e schietto. Come ricordano alcuni studiosi, dobbiamo aver presente che  l’Europa non ha (e non avrà) molte altre occasioni nella Storia per tornare a diventare grande. La Nuova Via della Seta è una di queste, se, come ha dichiarato Romano Prodi, saremo capaci di coglierla (magari senza fare l’errore di portarla a Venezia, nonostante la nostalgia, ma candidando Trieste a ri-diventare il “porto” per eccellenza non solo dell’Italia, ma dell’Europa intera).

Dall’altra, non dobbiamo dimenticare che le grandi rotte commerciali hanno sempre portato contatto, conoscenza e pace. Se sapremo accettare di rimetterci in gioco, ancora oggi che come continente siamo vecchi e ingessati, allora si apriranno interessanti prospettive di pace, condivisione e sviluppo sia per noi, sia anche per tutti gli Stati che la Nuova Via della Seta andrà a toccare.Di fronte a questi scenari, l’anima di uguaglianza da riscoprire riporta l’Europa alla sua funzione di tutela dei più deboli e coglie il meglio dello sviluppo economico mondiale.

L’opuscolo

Fonte: www.acli.it