V Domenica del tempo ordinario (anno A)

Gesù ha appena finito di pro­clamare il vertice del suo messag­gio, le beatitudini, e aggiunge, ri­volto ai suoi discepoli e a noi: se vi­vete questo, voi siete «sale e luce della terra».

Una affermazione che ci sorpren­de: che Dio sia luce del mondo lo abbiamo sentito, il Vangelo di Giovanni l’ha ripetuto, ci crediamo; ma sentire – e credere – che anche l’uomo è luce, che lo siamo anch’io e tu, con tutti i nostri limiti e le nostre ombre, questo è sor­prendente.

E non si tratta di una esortazione di Gesù: siate, sforzatevi di diven­tare luce, ma: sappiate che lo sie­te già. La candela non deve sfor­zarsi, se è accesa, di far luce, è la sua natura, così voi. La luce è il dono naturale del discepolo ha re­spirato Dio. Incredibile la stima, la fiducia ne­gli uomini che Gesù comunica, la speranza che ripone in noi. E ci incoraggia a prenderne coscien­za: non fermarti alla superficie di te stesso, al ruvido dell’argilla, cer­ca in profondità, verso la cella se­greta del cuore, scendi nel tuo centro e là troverai una lucerna accesa, una manciata di sale. Voi che vivete secondo il Vangelo sie­te «una manciata di luce gettata in faccia al mondo» (Gigi Verdi). E lo siete non con la dottrina o le parole, ma con le opere: risplen­da la vostra luce nelle vostre ope­re buone .

Tu puoi compiere opere di luce! E sono quelle dei miti, dei puri, dei giusti, dei poveri, le opere alternative alle scelte del mondo, la diffe­renza evangelica offerta alla fiori­tura della vita. Quando tu segui come unica rego­la di vita l’amore, allora sei Luce e Sale per chi ti incontra. Quando due sulla terra si amano diventano luce nel buio, lampada ai passi di molti. In qualsiasi luogo dove ci si vuol bene viene sparso il sale che dà sapore buono alla vita.

Isaia suggerisce la strada perché la luce sia posta sul candelabro e non sotto il moggio. Ed è tutto un incalzare di verbi: Spezza il tuo pane, Introduci in casa lo stra­niero, vesti chi è nudo, non disto­gliere gli occhi dalla tua gente. Al­lora la tua luce sorgerà come l’au­rora, la tua ferita si rimarginerà in fretta.

Illumina altri e ti illuminerai, gua­risci altri e guarirai. Non restare curvo sulle tue storie e sulle tue sconfitte, ma occupati della terra, della città dell’altro, altrimenti non diventerai mai un uomo o una donna radiosi. Chi guarda solo a se stesso non si illumina mai.

Allora sarai lucerna sul lucerniere, ma secondo le modalità proprie della luce, che non fa rumore e non violenta le cose. Le accarezza e fa emergere il bello che è in loro. Co­sì «noi del Vangelo» siamo gente che ogni giorno accarezza la vita e ne rivela la bellezza nascosta.

Padre Ermes Ronchi