Commento al Vangelo della Domenica XXX Tempo Ordinario 25 Ottobre

Più che  un racconto di miracolo, il testo evangelico  presenta un cammino esemplare di fede. Il cieco guarito è il tipo, l’immagine del credente (Mc. 10,46-52).

Si racconta che   Lutero,  sul letto di morte, abbia riassunto la sua esistenza con queste parole: “Alla fine, siamo tutti mendicanti”. Possiamo aggiungere: e ciechi.

Bartimeo era un clochard, un condannato, dalla malattia e dalla società circostante,  ad una disperata quotidianità: stare seduto,  “ai (alla lettera)  margini della  strada”,  a chiedere l’elemosina.Capitano anche a noi momenti in cui ci sentiamo stanchi, delusi,  come seduti sul ciglio della strada, senza voglia di alzarci, di affrontare i nostri impegni? E perfino un po’ ciechi, cioè senza prospettive, senza la luce, le motivazioni che derivano dalla fede?

Assomigliamo a Bartimeo?

Ma, attenti, Bartimeo è sì in una condizione fisica, esteriore, di emarginato. Ma interiormente è una persona eccezionale. Intanto è una persona in ascolto. Quante chiacchiere dei passanti aveva udito!  Quante notizie cattive, maldicenze …! E ora tende l’orecchio: una notizia buona!  “Sentendo che era Gesù.” Sempre in ascolto, aveva sentito parlare di Gesù, forse aspettava che passasse di lì. Quel momento è arrivato. ”Cominciò a gridare:  Figlio di Davide, Gesù, abbi pietà di me”. E’ il grido della preghiera che erompe dalla profondità della sofferenza e dell’umiliazione, ma  soprattutto dalla speranza, dalla  fiducia, in quel profeta che la gente  chiama “Gesù di Nazaret, ma che lui invoca come il Messia (il titolo di “figlio di Davide” era attribuito al Messia).  Forse Bartineo conosceva quanto, riguardo alla venuta del Messia, aveva annunciato Isaia (35,5): “Si apriranno gli occhi dei ciechi”. E le parole di Geremia (prima lettura Ger. 31,7-9): “Ricondurrò tra le consolazioni il cieco e lo zoppo”. E al “figlio di Davide” grida il suo dolore e la sua speranza. E noi anche nei nostri momenti di oscurità, stanchezze, dubbio o incredulità, rimaniamo in ascolto? Gridiamo al Signore il nostro bisogno di luce, di fede, di speranza, di vita?

E siamo attenti  a chi “grida ai margini della strada”? “Molti lo rimproveravano perché tacesse”. Perché vogliono farlo tacere? Perché i poveri disturbano e  fanno vedere la faccia oscura della vita, quella che non vorremmo vedere; suscitano paura e forse un inconscio senso di colpa per la nostra condizione di privilegiati.  Quei “molti”, discepoli compresi, possono rappresentare ognuno di noi,  la comunità cristiana quando è indifferente alle sofferenze degli ultimi, magari con la  giustificazione che ci si debba interessare, secondo una religiosità  devozionale, solo delle cose spirituali, della  salvezza dell’anima.  Certo il grido dei poveri disturba e imbarazza. Ma i seguaci di Gesù  possono ridurre il grido dei poveri ad una spiacevole incomodo?

Il cieco è ostinato, testardo: “gridava più forte”. Non si lascia condizionare.  A Gesù quel grido non dà affatto fastidio, anzi. “Gesù si  fermò”. Gesù è uno che prende tempo, si concede spazio per interessarsi dell’altro. E, interessante, coinvolge la folla,  che si era mostrata ostile. “Chiamatelo!”; e la folla  collabora: “Coraggio! Alzati, ti chiama!”:  da ostacolo diventa tramite all’incontro.

Chiamatelo!” Imperativo rivolto alla Chiesa, ad una Chiesa a volte distratta, indifferente, sorda al grido dei “mendicanti”, “comandata” dal suo Signore ad accorgersi di loro, a dire: “Coraggio! Alzati, ti chiama!”. Sogniamo una comunità in cui i fratelli e le sorelle sappiano dire, anche con  le opere, le stesse parole: “Coraggio! Alzati!”.  E “alzati”  è lo stesso verbo (“egeiro”) usato per indicare la risurrezione. Bello invitare, invitarsi l’un l’altro a risorgere, a camminare in “novità di vita”!

Siamo chiamati ad essere ministri di luce e di incontro, accogliendo le persone ai margini, che possono diventare maestri, capaci di aprire gli occhi a quanti presumono di vedere. I poveri “hanno molto da insegnarci. (…) Conoscono il Cristo sofferente. E’ necessario che tutti ci lasciamo evangelizzare da loro” (Evangelii  gaudium 198).

Bartimeo, sorpreso dall’ attenzione ricevuta, prova come una scossa elettrica, diventa  esuberante, scattante: “Egli, gettato via il mantello, balzò in piedi e venne da Gesù”. Al contrario di quel “tale, ricco”  (Mc. 10,21) che non ha saputo liberarsi dalla zavorra della ricchezza,  il cieco  abbandona l’unica cosa che possiede  e in cui forse custodiva le poche monete ricevute in elemosina. Ricordiamo che  il mantello era l’unica protezione per un mendicante (secondo Esodo 22,25, se dato in pegno, doveva essere restituito al mendicante al tramonto: “come potrebbe coprirsi dormendo?”). Ora lo ritiene un intralcio, gli importa solo dell’incontro.  L’incontro avviene e avviene l’illuminazione e avviene la sequela: “Va’, la tua fede ti ha salvato. E subito vide e lo seguiva lungo la strada”. Lo segue senza che neppure gli sia richiesto. La sequela nasce spontaneamente, espressione di una vita guarita, illuminata. Colui che era cieco, isolato,  fermo, seduto ai margini della strada, ora vede, balza in piedi, in mezzo alla gente cammina sulla strada al seguito di Gesù, la strada verso Gerusalemme, verso il dono di sé.   “Va’,  la tua fede ti ha salvato”. E’ la fede che ridona la vista e  salva, rimette in cammino.

Nell’antichità il Sacramento della fede, il Battesimo, si chiamava “illuminazione” (“fotismòs”, in greco). Noi battezzati, Illuminati per seguire Gesù.

Cari amici, ci siamo facilmente riconosciuti in Bartimeo, cieco e mendicante; in quale misura  ci riconosciamo in lui che ascolta, invoca, incontra Gesù, crede, balza in piedi, riacquista la vista, segue Gesù per la strada?

Siamo a Messa. Siamo a Gerico. Gesù passa. E chiede: “Che cosa vuoi che io faccia per te?” Quale la nostra risposta? – momento di silenzio – Gli abbiamo  chiesto di ascoltarLo,  di vederci, essere illuminati, di seguirLo? E anche di non passare indifferenti accanto ad  ogni fratello e sorella mendicanti, stanchi, “seduti sul ciglio della strada”?

“La sequela di Cristo e l’ascolto della Parola del Signore sono autentici se non sono scissi dall’ascolto del grido di sofferenza dell’uomo” (Bose).

Don Aldo Celli