Riflessione sul Vangelo di Domenica 15 Giugno SS. Trinità

In questa domenica, festa della SS. Trinità, possiamo toccare con mano l’amore di un Dio innamorato dell’umanità; talmente innamorato da dare il suo unico Figlio perché chiunque crede in Lui non muoia, ma abbia la vita eterna.

Abbiamo costatato che l’Ascensione è la promessa fatta da Gesù ai discepoli di restare sempre con loro, fino alla fine del mondo; abbiamo meditato che la Pentecoste è il momento  del dono dello Spirito alla Chiesa nascente; oggi festa della Santissima Trinità gioiamo di questo gioco di sguardi tra il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo.

Si, questa festa è un invito a immergersi in questa relazione d’amore, quasi ci invita a dire: cerchiamo la strategia migliore per dare continuità a quest’Amore.

La Chiesa è l’immagine della Trinità e ciò si verifica quando ci segniamo con il segno di croce: «Nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo». «La Santissima Trinità è il mistero centrale della fede e della vita cristiana. E’ la fonte di tutti gli altri misteri della fede; è la luce che li illumina».(Catechismo della Chiesa cattolica n. 234). Non ci sono uomini di serie A e uomini di serie B. Il mistero trinitario ci interpella ogni volta incontriamo l’altro, ogni volta che gioiamo, ogni volta che scorgiamo segni di ingiustizia nella cronaca quotidiana. Il mistero della Trinità ad ogni uomo imprime il sigillo dell’uguaglianza con Dio. È bello poter constatare questa sinergia tra Padre, Figlio e Spirito Santo, sì perché il Padre invita ad ascoltare il Figlio, il Figlio, a sua volta, invita a pregare il Padre e dice che è un bene che se ne va per far venire lo Spirito Santo, questo ci ricorda ciò che ha detto e fatto Gesù nell’ottica della figliolanza del Padre. Una comunione che non resta tra sè ma invita ciascuno di noi a prender parte.

«Dio ha tanto amato il mondo da dare il suo Figlio unigenito, perché chiunque creda in lui non muoia, ma abbia la vita eterna» (Gv 3, 16). L’invio del Figlio non viene da un obbligo, anzi l’unica ragione, se cosi si può dire, è una spinta d’amore. La Trinità non è altro che questo mistero abbondante d’amore che dal cielo è traboccato sulla terra oltrepassando ogni frontiera, ogni confine. Ed è come un’energia travolgente. Lo Spirito Santo spinge, attira verso Dio ch’è pienezza d’amore. La Trinità, questa straordinaria «famiglia», ha scelto di entrare nella storia degli uomini per essere un tutt’uno con noi. È una sfida certo, in un contesto dove sembra che la famiglia e il senso dell’insieme si sia svilito, ma il dono della SS. Trinità oggi, ci invita a superare ogni confine e ci ridona speranza, fiducia forza. Lì dove c’è amore, c’è Dio.

I primi cristiani erano consapevoli che attestare che Dio è Padre, Figlio e Spirito voleva dire vivere di questo Amore, come San Paolo ci ricorda nella 2 lettera ai Corinti: «vivete in pace e il Dio dell’amore e della pace sarà con voi.» (2Cor 13,11). Paolo non parla di una pace apparente, di facciata, ma di quella pace che è effetto della Pasqua; è la Pace del Risorto: «Pace a voi» Gesù ci ha detto; solo chi vive questa pace, può «conoscere» il Dio Amore e quindi Dio, Padre, Figlio e Spirito Santo.

Il Vangelo dunque ci rivela la SS. Trinità non come una verità da credere, ma come una realtà da vivere. E cosa vuol dire per noi credere, vivere? Credere significa donarsi. Chi si dona a Cristo, si unisce  alla stessa vita divina che sussiste tra Padre e Figlio e Spirito Santo. Questa Solennità, deve insegnare a tutti noi, che essere cristiani non vuol dire vivere uno accanto all’altro giusto per, ma imitare la vita trinitaria e quindi vivere l’uno per l’altro. Don Tonino Bello scriveva: «Secondo una suggestione semplicissima e splendida, nella Trinità non c’è Uno più Uno più Uno, uguale a Tre. Ma c’è Uno per Uno per Uno, che fa sempre Uno. Quando si vive veramente l’uno per l’altro, densificando questo rapporto di oblatività, la comunione raggiunge il vertice». La logica dell’amore è moltiplicarsi senza riserve, cosi ha fatto il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo cosi, facciamo anche noi perché possiamo vivere nell’amore e per amore.

Suor Tiziana Chiara

Domenicane di Pratovecchio