Si patteggia la pena non il reato : riflessioni sul processo Stamina

Il così detto “processo Stamina” si è appena concluso con la condanna di tutti gli imputati. E’ vero, il processo si è abbreviato, perché tutti gli imputati hanno patteggiato, arrivando ad uno sconto di pena, ma ammettendo il reato commesso e non riuscendo certo a scontare le loro colpe. Perché Vannoni e la sua compagnia, di colpe, ne hanno eccome.

La colpa più grave dei responsabili di questa storia, che si è protratta per oltre tre anni, non è solo quella vera, tangibile, penalmente rilevante, della truffa, ma è soprattutto quella di aver giocato con la vita delle persone, sia di quelle malate, che quelle delle loro famiglie.

Sono loro, come sempre, le vere vittime di questa storia. Resi deboli e fragili di fronte a malattie rare e difficilissime da curare, sono stati presi in giro da sedicenti ricercatori che hanno fatto credere sia a loro che all’opinione pubblica che tutto sarebbe stato facile, che c’era una cura possibile, ma che non era loro permesso di poterne fare uso.

Il megafono mediatico, poi, ha fatto il resto. La disinformazione dei mezzi che dovrebbero essere di informazione ed orientamento verso tutti i cittadini ha legittimato le battaglie di gente senza scrupoli, pronta a sostenere cause buone solo per le loro tasche e lucrando, cosa ancor più grave, su povera gente che non aveva più nulla da perdere.

I colpevoli di questa storia non hanno solo truffato soldi e sentimenti di queste persone, ma hanno anche messo in serio dubbio la credibilità dei veri ricercatori italiani, di coloro che ogni giorno si battono veramente per cercare cure a malattie che, purtroppo, al momento, non sono curabili dall’oggi al domani, come invece avrebbero voluto farci credere.

Mettere in dubbio la ricerca oggi, avrebbe voluto voler dire far soffrire altre persone domani, invece di dar loro una speranza. Magari non facile e veloce come quella offerta dai “venditori di speranza” poi rivelatisi truffatori  che sono stati appena condannati, ma almeno vera.

Questa storia dovrebbe inoltre far riflettere seriamente gli operatori dell’informazione troppo spesso presi dall’ansia dello scoop.

Ognuno di noi ha in mente i salotti televisivi o le “paginate” di giornale dove Vannoni e il suo metodo apparivano ad ogni edizione come i salvatori dei malati di cancro, i difensori dei malati dalla lobby della scienza medica tradizionale, non abbiamo visto altrettanta enfasi nel commentare la condanna di Vannoni come truffatore.

La Redazione fap.acli.it