IV Domenica di Pasqua

In questa bellissima pagina del quarto Vangelo, troviamo una sintesi affascinante della vita cristiana. Proviamo a riflettere sui personaggi che Giovanni ci presenta.

Primo: il pastore. É descritto con cinque caratteristiche: entra per la porta, chiama per nome le pecore, le conduce fuori, cammina davanti a loro e dà vita in abbondanza. È davvero bello pensare a un Dio così, un Dio che ci conosce uno a uno, che ci vuole liberi e veri, che ci accompagna e cammina con noi per regalarci bellezza e felicità. Ognuno di noi ha dentro di sé un’immagine di Dio, di un Dio buono o perfino, di un Dio vicino o lontano, di un Dio che si preoccupa dell’uomo o che solo vuole essere lodato o incensato. Ecco: il Vangelo ci chiama costantemente a evangelizzare l’immagine di Dio che abita nel nostro cuore, a purificare il nostro immaginario religioso alla luce della parola di Gesù.

Secondo: le pecore. Sono descritte con tre caratteristiche: riconoscono e ascoltano la voce del pastore e lo seguono. È una definizione molto bella di come dovrebbe essere un discepolo. Gesù ci vuole così: allenati a riconoscere la sua Parola. Può sembrare banale, ma è davvero fondamentale saper riconoscere la voce del Pastore tra le mille assordanti grida che ci stordiscono. È un cammino di discernimento, è un allenamento constante che richiede tenacia, attenzione e disponibilità. Lui ci chiama a seguire i suoi passi, a camminare con Lui. Sempre.

Ultimo: il ladro che ruba, immola e distrugge. Il nemico, lo sappiamo, è sempre all’opera: ruba la parola seminata nei nostri cuori, fa di tutto per allontanarci dal pastore, ci stordisci con la paura e ci rintrona con tutte le tentazioni possibili ed immaginabili.

In pochi versetti troviamo una sintesi bellissima dell’esperienza cristiana, ma l’immagine che sta al centro del nostro brano è quella della porta.

Le pecore stanno nel recinto di notte, ma quando sorge il sole devono uscire. Aria fresca e luce brillante. Gesù ha detto “Io sono la luce del mondo” (Gv 8, 12), lui è il sole che brilla nell’oscurità della notte. Lui è la porta attraverso la quale possiamo uscire dalle tenebre della schiavitú verso la luce della vita. Lui è la porta tra cielo e terra, la porta innalzata sul calvario con il legno della croce. La sua resurrezione ci ha aperto il cammino della vita.

Lui è la porta.
Non bussare.
Quella porta è sempre aperta.
Lui ti sta aspettando.
Da sempre e per sempre.

Don Roberto Seregni